Gubbio 2004

XXI Congresso del Movimento Nonviolento

Gubbio 29 Ottobre – 1 Novembre 2004

Relazione

Mozioni

Organi eletti

RELAZIONE.

Nonviolenza è politica. Lo è nella costitutiva esperienza e riflessione gandhiana, lo è, nel nostro paese, a partire almeno da Capitini, lo è nella pratica e nel pensiero di donne e uomini “al lavoro negli interstizi del disordine globale, per riannodare i nodi, ricucire le lacerazioni, elaborare il male”, ricordati da Marco Revelli, a conclusione del suo La politica perduta, come “l’unico embrione, fragile, esposto, di uno spazio pubblico non avvelenato o devastato nella città planetaria”. A questo tema abbiamo voluto intitolare il nostro Congresso.
Due anni ci separano dal Congresso di Ferrara, nel quale indicavamo nella nonviolenza il varco della storia. In questi due anni sono successe molte, non positive, cose nel mondo e nel nostro paese: in primo luogo la guerra, che continua e dilaga. Non solo continuazione della politica con altri mezzi, ma addirittura sostituto della politica. Allora, in Afghanistan, l’abbattimento del regime dei talebani non aveva dato prospettive di pace e ricostruzione materiale e civile a un paese riconsegnato ai signori della guerra e dei papaveri da oppio. Ora, in Iraq, la scontata, vittoriosa conclusione dell’aggressione con l’occupazione militare, alla quale anche l’Italia partecipa chiamandola missione umanitaria, moltiplica resistenza e terrorismo, dentro e fuori il paese. La guerra, anche quella preventiva, rende il mondo sempre più violento, insicuro, pericoloso. L’intreccio di guerra e terrorismo è l’aspetto, più grave e brutale, della violenza diretta, che è quasi violenza minore se rapportata a quella strutturale, che uccide nel silenzio, con fame e malattie, nonostante abbiamo tutti i mezzi per ridurle, farle sparire. Una cultura che accetta supinamente la violenza e l’oppressione, quando attivamente non la promuove, completa il quadro.
La speranza di un ruolo positivo dell’Europa si attenua. Si sono mancati obiettivi istituzionali che sembravano a portata di mano. L’allargamento, in sè buono, non si accompagna all’approfondimento e democratizzazione di questa importante, forse decisiva, sperimentazione di Unione Europea. Un continente ricco, nel quale i diritti umani sono rispettati un po’ più che in altre parti del pianeta, dove la parità uomo – donna, pur non realizzata, non è solo uno slogan, un continente aperto allo scambio economico, civile e culturale con il resto del mondo è una risorsa straordinaria per la costruzione di una convivenza planetaria migliore e ben diverso dall’attuale. Ma occorre una visione capace di superare meschinità e interessi di corporazioni ristrette e privilegiate, la messa in discussione del modello di sviluppo dominante, un progetto altro da quello del dominio militare, economico, culturale, istituzionale, al quale tende la politica dell’attuale governo degli USA.
Nè ci consola il quadro nazionale. Non è un accidente o il predominio mediatico, pur importante, ad aver portato all’attuale disastroso governo – e alla sua degna opposizione – impegnato a smantellare stato sociale e scuola pubblica, ad asservire cultura e ricerca, a stravolgere istituzioni democratiche e di garanzia dei diritti, a dissipare uno straordinario patrimonio naturale, storico e artistico. E’ anche l’esito di un processo di degenerazione dei partiti, libere associazioni dei cittadini “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, secondo il dettato costituzionale. Il loro progressivo trasformarsi in centri clientelari, corrotti e corruttori, incapaci di un progetto che non fosse la spartizione di privilegi e potere, ha aperto la strada all’attuale assetto padronale, autoritario e populista, che bene esprime egoismo e volgarità presenti e diffusi nella popolazione.
Non c’è solo questo fortunatamente. Ma è importante sapere che non siamo le vittime incolpevoli di un perfido sistema mondiale, europeo, nazionale, locale. Siamo complici di quanto avviene e in buona misura responsabili della nostra situazione. E’ una cosa buona questa. Vuol dire che possiamo incidere positivamente nella realtà, sulla quale invece spesso negativamente graviamo, con i nostri atti e con le nostre omissioni. E’ il punto di partenza dell’azione nonviolenta, che permette di “pesare” di più perchè mettiamo tutto noi stessi sulla bilancia, o quanto di noi più possiamo. Il nostro pensiero, la nostra azione debbono alla nonviolenza ispirarsi per trovare una via d’uscita dalla situazione attuale, che si fa sempre più insostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale. Innumeri sono le prove che non il fine giustifica i mezzi, ma questi pregiudicano il fine. La violenza che impieghiamo per prevenire, combattere altra, maggiore, intollerabile violenza non vale quasi mai a moderarla, a ridurla. Di solito si somma e contribuisce all’imbarbarimento complessivo.
Nel tempo che ci separa dall’ultimo congresso abbiamo offerto una riflessione, con un appuntamento mensile, sulle varie dimensioni della nonviolenza, attraverso le 10 parole, in molte delle quale l’aspetto politico era determinante. Abbiamo concluso quel percorso con l’iniziativa dell’Assisi – Gubbio, una proposta rivolta a tutti gli amici della nonviolenza. E’ stato un modo per indicare la necessità di “riannodare i nodi, ricucire le lacerazioni, elaborare il male”, aprire il dialogo con chi ci è lontano, nemico apparentemente irriducibile, dal linguaggio incomprensibile. Che incomprensibile non è se si porge ascolto, sia che si tratti della lingua del businnes sia che sia quella del Corano.
Ci aspettiamo manifesti con su scritto TACI IL NEMICO TI ASCOLTA. Non ne siamo lontani. Già ora si chiede di abbassare i toni per essere vicini ai “nostri ragazzi” in Iraq. Vicini a loro sarebbero dunque quelli che ce li hanno mandati e ce li tengono, non quanti li avrebbero voluti, e li vogliono, a casa. Invece bisogna scrivere: PARLA, IL NEMICO (FORSE) TI ASCOLTA. Se abbiamo valori da proporre, buone pratiche da insegnare non è con le armi che possono essere trasmessi, ma con il dialogo, l’esempio, la coerenza. Per far questo diventa essenziale l’attitudine nonviolenta, cioè l’apertura alla vita, alla libertà, allo sviluppo dei viventi. E perchè sia vero dialogo occorre ancor prima scrivere: ASCOLTA, IL NEMICO TI PARLA. Possiamo allora sentire l’angoscia, la paura, la disperazione, l’assenza di prospettive che portano alla scelta terroristica, magari con un richiamo a una religione che ha perso la compassione, sua componente costitutiva, e si riduce a odio, esclusione, violenza senza limiti. Possiamo distinguere l’internazionale lingua degli affari, dietro la retorica, ripetuta in tutte le lingue, dall’arabo all’italiano, del dovere di difendere, in armi, i nostri valori contro i disvalori, il bene contro il male.
A Gubbio abbiamo parlato dell’Europa: potenza di pace, costruzione di convivenza da rendere esemplare, contributo essenziale per relazioni differenti tra i popoli, alternativa a un mondo di privilegiati, asserragliati, insicuri e anche perciò violenti e di una maggioranza consegnata allo sfruttamento, quando non all’esclusione, facile preda di ideologie oscurantiste. Abbiamo ripreso questo discorso con amiche ed amici. Lo abbiamo approfondito e articolato in incontri a Verona e a Venezia. Abbiamo cercato di darne un’ulteriore espressione il 22 maggio, con una manifestazione internazionale nonviolenta per “un’Europa militarmente neutrale, solidale, nonviolenta” al Ponte Europa in territorio austriaco. Nella stessa giornata siamo stati anche a Sterzing/ Vipiteno, o meglio nella frazione di Telves dove è sepolto Alexander Langer. Dai suoi scritti, dalla sua attività, anche in questo campo ci sono molti insegnamenti da trarre. Ponti e non muri ci ha insegnato Alex a costruire. E’ quello che, in modo certo inadeguato, ci sforziamo di fare.
Proponiamo un momento di attenzione sulla situazione dell’informazione: televisione, radio, carta stampata, internet. E’ un problema fondamentale se si vuole, come noi vogliamo, dare un’espressione più adeguata alla presenza di una componente, non solo aviolenta ma nonviolenta, capace di iniziative e proposte coerenti.
L’impegno nella rete Lilliput, segnatamente nel gruppo di lavoro tematico della nonviolenza, ma non solo, è stato notevole e qualche buon frutto ha prodotto. La riproposizione dei Gruppi di Azione Nonviolenta ne è un esempio. Si sono attuate e diffuse sul territorio iniziative caratterizzate dalla proposta della nonviolenza, come risposta alla violenza strutturale, diretta e culturale. Sono ancora piccola cosa, ma ci pare la strada giusta, l’aggiunta necessaria alle grandi, pur significative, manifestazioni di massa. Si sono consolidate anche collaborazioni tra gruppi impegnati sul tema del disarmo. Si è data espressione, in forme non aggressive, semplici, ma di sia pur piccolo impegno personale, al sentimento di pace con le bandiere arcobaleno dalle finestre e dai balconi. Una campagna più ambiziosa, Scegli la nonviolenza, non ha dato forse i risultati attesi, ma ha mostrato, in vari incontri, l’interesse che la proposta nonviolenta può trovare. Rete Lilliput resta comunque un luogo importante di confronto e collaborazione.
Si è venuta consolidando, e non è mancato il contributo del Movimento, l’iniziativa Verso i corpi civili di pace. E’ un aspetto importante nella costruzione di un’Europa, seconda gli indirizzi prospettati. La diffusione di corsi ispirati ai temi della pace, e talora esplicitamente della nonviolenza, in varie università, testimonia di un interesse all’approfondimento. Si sviluppano anche iniziative “dal basso” di scuole per la pace e la nonviolenza. Nostri iscritti ed amici vi sono impegnati in vario modo. E’ necessario un lavoro di qualificazione dei contenuti, di pratica di scambi, di costruzione di collegamenti. Così è importante riportare l’attenzione sui campi estivi, luogo d’incontro di giovani, in situazioni significative, nelle quali il messaggio della nonviolenza avrebbe le migliori condizioni di ascolto e condivisa riflessione.
E’ stata costituita la commissione per la Difesa popolare nonviolenta, promessa dalla legge di riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Ne fanno parte nostri amici, particolarmente competenti. Ne attendiamo i primi frutti. Altra novità istituzionale di rilievo è quella del nuovo servizio civile volontario. Alla legislazione nazionale si sommeranno le normative regionali. Già ora appaiono incongruenze e pesantezze burocratiche. Per quello che già si è sperimentato, e si può vedere, si tratta comunque di una cosa interessante, nella quale riportare i contenuti e le pratiche migliori della precedente esperienza di servizio civile, in molte realtà spesso svolto in modo ben poco soddisfacente da tutti i punti di vista. Anche a noi spetta contribuire a che l’esperienza avviata non si riduca a un pre salario per chi non trova di meglio.
Tutti i partiti si proclamano contro la violenza. E’ circolata la notizia che perfino Forza Italia voglia organizzare un suo convegno sul pensiero di Capitini. Immaginiamo il suo sorriso. Il richiamo di forze, diversamente schierate in Parlamento, all’intangibilità della vita umana si arresta però spesso alla tutela del feto e ora dell’embrione. La generale contrarietà all’intervento in Iraq è usata da partiti, ora all’opposizione, non per riconsiderare quanto si è fatto in Kossovo ed i suoi esiti, ma per esaltare quell’intervento. C’è stata però una ripresa di interesse ai temi della nonviolenza anche nel mondo politico. L’attenzione l’ha riportata a modo suo Marco Pannella. In altri casi siamo stati anche direttamente coinvolti. Si è svolto un incontro nazionale a Livorno dei Verdi, nell’ambito di un’iniziativa su vari temi intitolata I verdi ascoltano. Sulla nonviolenza hanno ascoltato principalmente noi. L’incontro è parso di un qualche interesse, ma non risultano sviluppi particolari. Più vicino, preparato e accompagnato da un forte, impegnato dibattito è l’interesse manifestato da Rifondazione comunista. Ha trovato in un seminario nazionale un momento molto significativo di non generico approfondimento. La diffusione alla base di quel partito, e anche oltre quel partito, del pensiero e della pratica ispirati alla nonviolenza è cosa che ci interessa molto. Fa sperare che anche altre forze seguano l’esempio e si interroghino in profondità sul rapporto fini / mezzi e sulla loro pratica politica.
Anche a ciò si darà spazio nel nostro Congresso di Gubbio nei giorni 30, 31 ottobre e 1 novembre. Sarà un Congresso di amici della nonviolenza, sostenitori e promotori di una società basata sul potere di tutti, dove il potere viene dal basso e non cala dall’alto, dove tutti, ci dice Capitini, è plurale di tu.

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MOZIONI.
Il Congresso fa propria la relazione della segreteria di invito al XXI congresso del MN.
Il confronto con gli esponenti politici che hanno accolto l’invito del Movimento ha mostrato quanto lunga sia, al di là delle intenzioni manifestate, la strada perché si affermi nella pratica politica un orientamento ispirato alla nonviolenza. Tuttavia impegni non trascurabili sono stati assunti ed è assicurata la collaborazione del Movimento, nelle forme possibili ed opportune, perché siano osservati.
Si tratta di un aspetto rilevante stante l’impermeabilità al controllo democratico dei poteri dominanti non solo nel nostro paese ed alla costante riduzione delle istituzioni elettive a luoghi di ratifica di decisioni prese altrove. Fondamentale acquisizione da parte delle forze politiche è comprendere come il rifiuto integrale della guerra sia la condizione preliminare per un nuovo orientamento e una rifondazione degli stessi processi di democrazia.
In questa direzione la pratica e la riflessione della nonviolenza possono dare un contributo importante. La democrazia ha bisogno dell’aggiunta nonviolenta, che è attenzione alla coerenza dei mezzi impiegati per il raggiungimento delle finalità dichiarate e apertura costante e crescente alla vita, libertà e sviluppo di tutti, nella consapevolezza che il destino di ciascuno è indissolubilmente legato al destino degli altri. A questo porta infatti un modello di sviluppo che mostra la sua insostenibilità sia sul piano sociale che ecologico.
Se, come è stato detto, un’opinione pubblica consapevole, avvertita, competente, costituisce l’elemento decisivo per garantire una democrazia che non sia solo di facciata, si comprende la necessità del contributo della nonviolenza che, partendo dalla consapevolezza della fallibilità delle nostre conoscenze e punti di vista, opera esperimenti con la verità – per usare l’espressione di Gandhi – in un atteggiamento di ricerca e nonmenzogna.
Alla sudditanza delle democrazie liberali nei confronti dei detentori del potere economico non si risponde con esercizi di ingegneria costituzionale, con processi di finta partecipazione popolare. Solo la crescita del controllo dal basso e la pratica degli strumenti dell’azione nonviolenta possono essere l’avvio dell’esercizio di un potere diverso, largo e complesso: il potere di tutti al quale anche il nostro Movimento è chiamato a dare il proprio contributo.

Approvata all’unanimità

Il Congresso impegna gli organi eletti per la miglior traduzione operativa degli indirizzi emersi dal lavoro di Commissione

1. Commissione Corpi Civili di Pace

La Commissione ha discusso su ciò che sta avvenendo nell’Unione Europea sul piano della Difesa e attorno al progetto di istituzione dei CCP. Il nuovo Trattato Europeo, impropriamente chiamato “Costituzione”, presenta luci ed ombre, ma vi sono anche elementi di novità significative: per la prima volta compare l’equiparazione, almeno in linea di principio, della difesa civile e della difesa militare, anche se poi le politiche dei singoli paesi vedono una sproporzione assoluta dei finanziamenti a favore dell’opzione militare. Riteniamo comunque positivo che nel Trattato venga richiamata, sia pure impropriamente (intesa solo come volontariato giovanile o come elemento di protezione civile), la presenza dei corpi civili tra gli strumenti di intervento dell’Unione Europea. Su questa base si potrà intervenire con emendamenti per cercare di modificare la “Costituzione” ma, intanto, vale la pena utilizzare ciò che oggi è già esistente per promuovere il progetto dei CCP a livello italiano ed europeo, con un programma politico unitario, credibile e praticabile.
Accanto a questo si è ripercorso il cammino della Rete italiana Verso i Corpi Civili di Pace, cui il MN partecipa attivamente. Esistono oggi due binari per la costruzione dei CCP, sia dal basso, cioè dall’esperienza delle associazioni e dei volontari, sia dall’alto, per via istituzionale, nella direzione di una professionalizzazione. Riconfermiamo l’esigenza di trovare una via di integrazione tra le due opzioni, mentre ribadiamo che gli interventi civili e gli interventi militari di peacekeeping o di peacebuilding sono due realtà diverse e non sovrapponibili, che devono avere una reciproca e totale autonomia di intervento e di finanziamento.
Altro nodo centrale è la possibilità di dare continuità all’esperienza delle associazioni, per la quale la Rete ha deciso di promuovere un progetto di legge che garantisca l’aspettativa ai lavoratori che volessero partecipare a un progetto riconosciuto di presenza in luoghi di conflitto.
Infine la Commissione ha affrontato il tema della formazione e della identità specifica dei CCP, sia come tematica interna all’area pacifista, sia nella relazione con il mondo della politica e con l’opinione pubblica.
Sono poi stati individuati i punti di applicazione possibili per il MN, che possono essere così riassunti:
impegno a dare maggiore visibilità ai CCP con una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica (interventi sui mass media, informazione diretta, pubblicazioni, ecc);
ricerca di alleanze, coinvolgendo anche altre associazioni, per far avanzare il progetto di legge tramite contatti specifici con parlamentari e gruppi tanto di maggioranza quanto di opposizione;
cercare di introdurre il tema propositivo dei CCP nel dibattito politico, in particolar modo nell’ambiente pacifista, per dare concretezza a questo progetto con finanziamenti nazionali e progetti anche negli enti locali;
avvicinare il lavoro della Rete e quello del Parlamento Europeo promuovendo un momento di incontro specifico, a Strasburgo, tra associazioni e parlamentari impegnati in questa direzione;
elaborare una proposta programmatica per i partiti del centro sinistra, in vista delle elezioni politiche del 2006, perché si impegnino a dare applicazione concreta al progetto dei CCP, anche basandosi sulle indicazioni già presenti nel nuovo trattato europeo;
partecipare alla definizione del percorso formativo per i volontari coinvolti nei CCP, garantendo una preparazione specifica;
sostenere e aderire al progetto del MAN francese per l’invio di un corpo civile di interposizione in Israele e Palestina, costruendone le condizioni con le due parti e assicurando una funzione di collegamento tra le associazioni israeliane e palestinesi.
8. collaborare con IPRI per la presentazione di progetti finanziabili da sottoporre al Comitato consultivo per la difesa civile nonviolenta.

Approvata (2 astenuti)

2. Commissione Laicità, religione, nonviolenza

La commissione ha fatto proprio il contenuto del documento preparatorio. Gli interventi hanno messo in evidenza la forte incidenza che il confronto tra laicità e religione ha sul vissuto dei nonviolenti e nel definire i rapporti tra il MN e istituzioni, associazioni, gruppi. Gli interrogativi, che i nonviolenti si pongono, sulla natura laica e politica della nonviolenza affermata da alcuni e sul suo carattere religioso affermato da altri, invitano il MN a non marginalizzare la riflessione sui diversi aspetti di questa problematica.
Per realizzare l’approfondimento sollecitato, la commissione ha individuato come tema centrale su cui lavorare quello della “conversione alla nonviolenza” che si esplicita nei principi di universalità, laicità, responsabilità, coerenza. In continuità con l’esperienza del seminario di Perugia (2002) e la pubblicazione degli atti relativi, la commissione ritiene opportuno individuare la possibilità di un ulteriore momento pubblico di riflessione e di approfondimento. È stata sottolineata l’incoerenza manifesta di molte istituzioni (sia religiose che laiche) che mentre affermano il valore del principio della nonviolenza la disattendono nella pratica. Questo vale sia per gli uomini di chiesa, nei momenti (ad es. la guerra) in cui devono far sentire la loro voce, che per gli uomini politici che dimenticano le loro affermazioni di principio nel momento in cui assumono incarichi amministrativi o di governo.
Si propone la costituzione, per il prossimo biennio, di un gruppo di lavoro che, sulla base di ricerche e lavori preparatori, organizzerà un conclusivo momento di riflessione e dibattito nella forma di un seminario/convegno dal titolo: “Convertirsi alla nonviolenza – le istituzioni religiose e laiche alla prova della nonviolenza”.
Il gruppo di lavoro costruirà questo percorso di ricerca valorizzando le esperienze di confronto tra laici e religiosi avvenute o avviate in varie realtà locali, con riflessioni specifiche, ad esempio, sui seguenti temi:
la nonviolenza nella chiesa cattolica dal Concilio in poi;
la nonviolenza nell’Islam;
la nonviolenza nel confronto interculturale

Si propone inoltre un’iniziativa da definire per porre l’attenzione sulle figure dei cappellani militari, dopo l’istituzione dell’esercito professionale.

Approvata (2 astenuti)

3. Commissione L’omnicrazia, crisi delle democrazie

Anche nei paesi che si pretendono democratici si avverte una profonda crisi della democrazia e della partecipazione.
Di fronte a questa situazione sono importanti le indicazioni di Capitini che invita a trasformare la democrazia in omnicrazia facendo leva sull’assemblea e l’opinione pubblica per rendere tutti partecipi alle scelte politiche.
Il rifiuto della guerra è la condizione preliminare per un nuovo orientamento.
Indichiamo come impegni per gli aderenti al MN e a tutti gli amici della nonviolenza:
contribuire alla formazione di una opinione pubblica, la cui carenza è particolarmente avvertita, attraverso l’esercizio di una partecipazione critica nelle occasioni che le istituzioni, partiti. Sindacati e altri ci propongono;
promuovendo nelle situazioni in cui ci troviamo a operare forme attente di partecipazione rispondenti alle finalità di liberazione e sviluppo della nonviolenza;
intervenire in quei comitati e azioni spontanee di lotta in cui la popolazione si è mossa per affrontare problemi immediati (inceneritori, depositi di scorie nucleari, fabbriche inquinanti e di armi, basi militari, ecc…) per portare ispirazione e forme di lotta nonviolente.

Nella convinzione che la partecipazione popolare sarà tanto più estesa e profonda quanto più concreti poteri decisionali le verranno affidati, indichiamo e proponiamo alle persone impegnate in incarichi politici (amministratori, parlamentari ecc…) e che hanno dichiarato interesse alla nonviolenza di seguire alcune indicazioni sia per una maggior partecipazione democratica, ad esempio il bilancio partecipato, sia in proposte innovative come spostare risorse dalle spese militari (ad esempio 5% annuo) a iniziative di costruzione di pace, investire risorse in progetti di energie rinnovabili accessibili a tutti, orientare ed educare con responsabilità in direzione di una economia sobria e solidale.
Perseguire obiettivi di “sicurezza” con l’impiego dei mezzi alternativi che utilizzano tecniche nonviolente piuttosto che aumentare l’impiego di mezzi repressivi.
Il MN è impegnato a sostenere quegli amministratori che vorranno iniziare questo cammino.

Approvata (1 astenuto)

4. Commissione Educare alla nonviolenza

Il valore dell’educazione per la costruzione di una società nonviolenta è fondamentale in tutti gli ambiti di vita (il sé, la famiglia, la scuola, l’extrascuola, il territorio…).
Il senso e le modalità dell’educazione alla nonviolenza non sono di tipo trasmissivo ma di tipo dialogo-maieutico.
In questo ambito, particolare attenzione va prestata all’utilizzo del linguaggio e alla violenza che esso spesso nasconde e veicola.
Dal lavoro di gruppo della commissione “educare alla nonviolenza”, che ha visto una partecipazione attiva e vivace, è emersa una ricchezza di idee e proposte, alcune di queste sono volte a impegnare il lavoro del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento.
Si propone di costituire un gruppo di lavoro tematico all’interno del Movimento Nonviolento sull’educazione alla nonviolenza per promuovere:
Percorsi di formazione permanente sul conflitto e la sua gestione creativa, sulla violenza, sulla nonviolenza rivolti a: docenti, educatori, studenti, personale non docente, attivisti, gruppi impegnati socialmente e politicamente ecc…
La partecipazione ad una rete di scambio e conoscenza reciproca sui temi di educazione alla nonviolenza tra i diversi soggetti, associazioni, riviste che operano in questo ambito.
La conoscenza e la diffusione del metodo del consenso verso l’omnicrazia che si aggiunge alla democrazia e la logica autoritaria presente all’interno di alcune scienze.
Oltre all’utilizzo della rivista “Azione nonviolenta” per conoscere le esperienze di educazione alla nonviolenza, prestare attenzione all’educazione delle nuove tecnologie (uso di internet, TV, video alternativi, costruzione di un canale tv alternativo).
Il coinvolgimento delle istituzioni locali più sensibili ai temi dell’educazione alla nonviolenza.

Approvata (1 astenuto)

5. Commissione Rete Lilliput e l’impegno del Movimento Nonviolento

Il MN è in Rete Lilliput dai suoi primi passi. Ci abbiamo creduto fortemente perchè dall’inizio ne abbiamo intuito le enormi potenzialità vedendola, prima Rete nel confuso calderone del movimento dei movimenti, agire i contesti seguendo un metodo e abbracciando (non solo formalmente) la nonviolenza. Come MN in questi anni abbiamo cercato di dare la nostra aggiunta portando in rete le nostre specificità e contemporaneamente arricchendoci dall’apporto dato dalle altre associazioni.
Rete Lilliput, nata come rete che agisce tramite campagne, da qualche tempo sta chiedendo troppo a se stessa, alle sue associazioni e ai suoi nodi rischiando la dispersione in mille contesti e perdendo così di lucidità e di capacità di incidere.
E’ giusto, in occasione del nostro Congresso, fare il punto della situazione dell’impegno del MN in Rete Lilliput.
A fronte di quanto emerso la commissione impegna il MN a:

continuare a dare il suo apporto nella Rete ma, soppesando bene le energie interne a disposizione, scegliendo di lavorare in rete esclusivamente tramite le campagne;
impegnarsi attivamente nelle campagne che intenderà seguire agendo, dove necessario, su tutti i livelli della graduazione gandhiana del confronto con il conflitto, senza aver paura di contaminarsi e quindi (facendo autocritica) non limitandosi, come succede a volte, a criticare le modalità dell’agire di altri;
richiamare Rete Lilliput alla semplicità, in primis senza disperdere energie nel discutere di strutture organizzative, ma cercando, finalmente, di utilizzare le strutture già esistenti lavorando su campagne ben programmate e condivise.

Approvata (4 astenuti)

6. Commissione Media, Informazione, Televisione

La commissione ha discusso molto sul ruolo della televisione, con valutazioni diverse, da un netto rifiuto, in quanto strumento di per sé violento (unidirezionale, non partecipativo, manipolazione delle coscienze, in mano a potentati economici) , ad un atteggiamento di non demonizzazione (utilizzare gli spazi possibili, realizzare televisioni “di quartiere”, utilizzazione senza paura di contaminazione). La televisione oggi è finalizzata alla pubblicità e l’informazione tende ad un appiattimento generale, anche con la semplificazione e riduzione del linguaggio, che corrisponde alla riduzione del pensiero.
L’accento è stato posto sull’esigenza di uscire da una logica di contro-informzione, per sviluppare al contrario una informazione positiva dove ognuno è chiamato ad essere protagonista, sapendo selezionare tra le notizie e producendo informazione diretta. Per noi informazione è strettamente legata a formazione.
Non dobbiamo mai dimenticare che la produzione fisica, materiale, di molti strumenti di comunicazione e informazione (cellulari, monitor, computer, ecc.) richiedono l’uso di materie prime per procurarsi le quali sono in corso le guerre dimenticate dell’Africa.
Azione nonviolenta sta preparando un convegno sul tema “Informazione e nonviolenza”, nel quale affrontare, insieme ad altre riviste, alcuni nodi decisivi: la difesa della libertà di stampa; il ruolo delle riviste cartacee nell’epoca di internet; il problema della distribuzione e della pubblicità.
Ogni singola persona può fare molto, sia per creare reti locali informative alternative, sia per diffondere materiale informative, per far conoscere Azione nonviolenta nella propria realtà.

Indica al Comitato di Coordinamento l’esigenza di:
realizzare il manale di “uso e consumo critico della televisione” recuperando la ricchezza delle esperienze fatte in questo campo;
creazione di una lista di “giornalisti per la pace” da individuare nei diversi mass media e da contattare per campagne informative;
utilizzare le “Agenzia di informazione” da potenziare in rete con altri soggetti del più vasto movimento per la pace;
proporre ad altre riviste amiche (Mosaico di Pace, Nigrizia, Gaia, Missione Oggi, Qualevita, Officina dei sogni, ecc.) l’uscita comune di un numero 0 come esempio di lavoro informativo di rete.

Suggerimenti per i singoli amici della nonviolenza:
insistere a scrivere lettere ai giornali con notizie nonviolente;
utilizzare come una nuova possibilità i giornalini gratuiti;
farsi diffusori attivi di fogli di informazione (fotocopiati e distribuiti capillarmente) scaricando fonti informative alternative reperibili in molti siti internet;
privilegiare il lavoro di informazione dal basso, le relazioni personali con gli operatori dell’informazione.

Per quanto riguarda in particolare “Azione nonviolenta”:
avviare una nuova rubrica come “osservatorio sulla TV”
fare campagne locali di diffusione nelle Biblioteche
avviare un coordinamento con altre riviste per affrontare insieme i problemi editoriali come la distribuzione e la spedizione postale
essere presenti ad appuntamenti importanti come il Salone Editoria per la Pace e Terre Future
concretizzare la distribuzione della rivista tramite la rete delle Botteghe del commercio equo e solidale

Approvata all’unanimità

7. Commissione Servizio Civile Volontario e Obiezione di Coscienza

Il MN ribadisce l’opportunità di operare negli spazi aperti dalla legge sul servizio civile volontario affinchè lo stesso non sia una semplice copertura alle carenze assistenzialistiche del nostro sistema statale.
Si riafferma pertanto la necessità di concretizzare e favorire progetti di servizio civile legati alla nonviolenza e alla DPN delineandone alcune caratteristiche:
nel tempo “servizio” ci sia anche lo spazio formativo per approfondire i temi legati alla difesa e alla nonviolenza;
che il servizio sia funzionale all’ampliamento della qualità e dell’innovazione, evitando di ricoprire posti di lavoro.

Per quanto riguarda il servizio civile al MN venga comunque richiesta una dichiarazione di obiezione all’istituzione delle forze armate (Obiezione di Coscienza).

Nelle collaborazioni che vede il MN impegnato a lavorare con l’IPRI e la rete nazionale dei corpi civili di pace, il MN sosterrà il progetto per una “formazione omogenea” sui temi della DPN, della nonviolenza e dell’Obiezione di Coscienza (elaborato dal Corso di laurea Operatori di Pace dell’Università di Firenze in collaborazione con altre Università per la pace italiane e presentato all’Ufficio Nazionale Servizio Civile dall’IPRI) e favorirà una sua diffusione territoriale.

Il MN si impegna a promuovere una proposta legislativa di collegamento fra servizio civile volontario e corpi civili di pace.

Il MN si impegna ad attuare azioni affinchè venga attuata la raccomandazione, votata nella scorsa legislatura, che estenda il diritto di Obiezione di Coscienza anche alle spese militari.

Approvata all’unanimità

8. Commissione Centro studi per la nonviolenza/case e centri per la pace

La commissione ha svolto un approfondito dibattito generale, articolato per problemi, temi, programmi ed iniziative. Ha fatto propria la relazione di introduzione quale documento di avvio per la costruzione del Centro Studi.
La commissione ha assunto la seguente deliberazione:
il Congresso impegna il Comitato di Coordinamento a procedere per la costituzione del Centro Studi e Documentazione per la Nonviolenza, sulla base della bozza di statuto così come predisposto;
di aprire una campagna “un libro e una rivista per la biblioteca del Centro Studi”;
di organizzare il Secondo Convegno Nazionale delle Case e dei Centri per la Pace e la Nonviolenza (per il materiale del 1° convegno si veda AN del gennaio 1999).

Nota alla mozione:
Nel corso dl dibattito la commissione ha esaminato le osservazioni critiche espresse da Nanni Salio (Centro Sereno Regis) così riassumibili:
ha illustrato la valenza, la capacità di ricerca e studi del Sereno Regis;
ha sottolineato l’opportunità che il MN invece, e in sostituzione di un nuovo centro studi, si avvalga del Centro Studi Sereno Regis;
ha evidenziato i forti rischi e le difficoltà che incontrerebbe il nuovo istituto;
ha dichiarato la disponibilità del Sereno Regis a stipulare convenzioni con il MN per progetti; disponibilità che permane anche nei confronti del nuovo Centro.

Approvata (4 astenuti)

9. Commissione Un’iniziativa per gli amici della nonviolenza

La commissione ripropone l’impianto dell’esperienza compiuta con le Dieci parole della nonviolenza e conclusa con la camminata Assisi-Gubbio, nel senso di un percorso articolato in una scansione di temi, uno al mese, e si concluda con un appuntamento comune. Il tema sarà ogni volta trattato su Azione Nonviolenta e proposto nelle varie realtà locali, con le capacità e le differenze che si manifestano.
È stata apprezzata la proposta iniziale di usare come traccia le Dieci caratteristiche della personalità nonviolenta individuate da Giuliano Pontara, rilette nella loro valenza collettiva e politica (il ripudio della violenza; la capacità di identificare la violenza; l’empatia; il rifiuto dell’autorità; la fiducia negli altri; la disposizione al dialogo; la mitezza; il coraggio; l’abnegazione; la pazienza). È stata infatti sottolineata l’esigenza che l’iniziativa, nel suo svolgersi e nella sua conclusione, testimoni dell’aggiunta che la nonviolenza è in grado di dare alla politica. Sono state usate espressioni come “chiamata dei nonviolenti alla politica” e, appunto, “aggiunta nonviolenta alla politica”.
Per questo si è anche sottolineato trattarsi di una iniziativa che gli amici della nonviolenza propongono non solo alle formazioni più vicine, a cominciare dal MIR, ma a tutte le forze per le quali “il rifiuto della guerra è la condizione preliminare per un nuovo orientamento”, e che sono alla ricerca di una valida alternativa. In tal senso le dieci parole possono avere applicazioni concrete nella politica e nel sociale sui temi fondamentali della convivenza civile, individuando azioni che possano essere concretamente sperimentate e che confluiscano in una pubblicazione del MN da far diffondere nel modo più largo.
Durante il percorso si cercherà di affinare il collegamento tra le diverse realtà coinvolte, a partire da quelle che fanno più diretto riferimento al movimento, sia utilizzando la rivista e il sito di Azione Nonviolenta, sia con un possibile seminario intermedio di confronto.
Stante il periodo di svolgimento del percorso, è stata prevista la possibilità di interventi più aperti rivolti alle forze politiche che hanno mostrato o mostreranno una seria volontà di interlocuzione, presentando le possibilità individuate dagli amici della nonviolenza.
Infine, si è pensato che un luogo dove ben concludere un anno di iniziative, magari al termine di un camminare che sia anche un andare in bicicletta, potrebbe essere Firenze, anche per il legame che evoca tra politica e nonviolenza sia per fatti recenti, sia per le figure rappresentative che lì hanno operato, mostrando la possibilità di incontro tra nonviolenza e politica. Ricordiamo, tra gli altri, Giorgio La Pira e Enriquez Agnoletti.
Al comitato di coordinamento il compito di affinare questa proposta.

Approvata all’unanimità

10. Commissione Ambiente e stili di vita

Le difficoltà di politica e istituzioni nell’approntare risposte alle sempre più urgenti emergenze ambientali sollecitano movimenti e singoli cittadini ad attivarsi in prima persona per attuare cambiamenti degli stili di vita e costruire concrete esperienze di economie alternative e solidali.

La revisione degli stili di vita personali rappresenta una grande opportunità soprattutto per chi crede che la corenza tra mezzi e fini, tra pratiche personali e obiettivi collettivi, sia un ingrediente essenziale di un cambiamento sociale che sia profondo e duraturo.

L’occasione rappresentata dal diffondersi di queste pratiche di cambiamento “dal basso” non deve però fare perdere la consapevolezza della gravità delle emergenze che ci troviamo davanti e della necessità di trovare modalità collettive e politiche per affrontarle.

Occorre perseguire i due piani congiuntamente: la ricerca di obiettivi comuni rafforza la potenzialità dei piccoli cambiamenti individuali.
La dimensione locale, dei territori e dei piccoli gruppi sembra quella privilegiata per “uscire dalla solitudine” e trasformare le opzioni individuali e dei piccoli gruppi in concreto agire politico.
In tale sfida sembra essenziale la condivisione quotidiana di pratiche e obiettivi offerta da modelli come i Centri di Orientamento Sociale proposti da Aldo Capitini o esperienze più recenti come Gruppi di Acquisto Solidale e Bilanci di giustizia.
Agire localmente pensando globalmente: la dimensione di “assemblea di quartiere” deve essere sempre allargata collegandosi ad altre esperienze consimili, in Reti di economia solidale e in collegamento con esperienze affini, anche se distanti territorialmente.
La concreta volontà di collaborazione offerta da istituzioni locali, l’opportunità di affrontare localmente inafferrabili dinamiche globali, rappresenta un’occasione da non perdere. Occorre al contempo rafforzare la capacità di perseguire eventuali conflitti con interlocutori locali, attraverso campagne di Azione Diretta Nonviolenta, in collegamento con altri soggetti locali.
La mozione impegna il Movimento a:
Rilanciare la campagna Biciclettate nonviolente contro le guerre del petrolio, rafforzando la riflessione su modelli di mobilità, produzione e distribuzione di prodotti alimentari e privatizzazione dei trasporti. In tale contesto trovare forme di collaborazione con soggetti che promuovano tali tematiche, come la Federazione Italiana Amici della Bicicletta.
Approfondire la questione OGM nel contesto della difesa della sovranità alimentare dei popoli e promuovere e/o sostenere campagne che pongano l’accento sul controllo e la privatizzazione delle risorse per produrre il cibo. Sollecitare le amministrazioni locali ad assumere ruoli propositivi in questo contesto.
Promuovere informazioni e concrete campagne locali sulle implicazioni ecologiche e sanitarie dell’alimentazione, in particolare quella basata sulla carne, invitando a scelte di consumo responsabile con particolare attenzione alla scelta del vegetarianesimo.

Approvata all’unanimità

MOZIONI PARTICOLARI:

Mozione sostenuta dal “Centro Gandhi di Pisa” e associazione “Cantiere San Bernardo” e presentata da Marco Campori
Il Congresso del MN sostiene la campagna internazionale contro il muro di Israele con l’indicazione ai propri attivisti e conoscenti dell’esposizione ai propri balconi, nella modalità della campagna delle bandiere della pace, di drappi bianchi (cm 100×85) autoprodotti, contenenti anche opinioni specifiche e non obbligatoriamente monotematiche, che andranno poi cuciti e spediti in Palestina entro la fine dell’anno (inviare a Centro Gandhi, via San Zeno, Pisa). L’azione anticipatoria dell’esposizione dei drappi, nella sua prima e innovativa collocazione presuppone a successivi sviluppi per future campagne.
Approvata (5 astenuti)

Mozione proposta da Tiziano Cardosi e Michele Meomartino: mailing list del Movimento Nonviolento
Proponiamo l’apertura di una mailing list del Movimento Nonviolento come agevole e capillare strumento di comunicazione, riservata solo agli iscritti interessati. I proponenti si impegnano a realizzarla.
Approvata (3 contrari, 4 astenuti)

Mozione proposta da Pasquale Pugliese e Luciano Capitini
Il Congresso impegna il CdC del MN ad individuare ed eventualmente lanciare e sostenere una campagna specifica dei nonviolenti che contempli la possibilità di praticare tutti i livelli della graduazione gandhiana e come passo successivo rispetto alla Campagna “Scelgo la nonviolenza”.
Approvata (5 contrari, 5 astenuti)

Mozione presentata da Adriano Moratto sul 4 novembre.
Il Congresso stigmatizza il ritorno di campagne di revisione nostalgicche e patriottistiche, in particolare il prossimo 4 novembre. Sollecita gli iscritti ad iniziative di protesta e contr-informazione. 4 Novembre, non festa, ma lutto!
Approvata all’unanimità

RACCOMANDAZIONI

Raccomandazione di Anna e Luciano Capitini
Il Congresso raccomanda agli amici della nonviolenza di organizzare soggiorni a tema sulla nonviolenza, a carattere locale. Anna e Luciano Capitini sono disponibili a confrontarsi sulla formulazione del progetto. Il CdC del MN sarà disponibile a coordinare e dare notizia di tali iniziative che saranno sotto la responsabilità dei singoli proponenti.
Approvata (2 astenuti)

Raccomandazione di Raffaello Soffioti
Il Movimento Nonviolento deve molto al rapporto di collaborazione e amicizia fra Danilo Dolci e Aldo Capitini. Dolci ha speso gli ultimi anni della sua vita a lavorare su una Bozza di Manifesto. Quest’opera, con il titolo definitivo di “Comunicare, legge della vita”, forse può essere letta come il suo testamento spirituale. Per diffondere il suo pensiero e la sua opera, propongo che tra il “Materiale Disponibile” sulla quarta di copertina di “Azione nonviolenta”, compaiano anche gli scritti di Danilo Dolci.
Approvata all’unanimità.

ORGANI ELETTI.

Segretario: Daniele Lugli

Direttore: Mao Valpiana

Comitato di Coordinamento:

Giulia Allegrini
Marco Baleani
Elena Buccoliero
Luciano Capitini
Luca Giusti
Raffaella Mendolìa
Adriano Moratto
Franca Niccolini
Claudia Pallottino
Annarita Pasqualetto
Massimiliano Pilati
Rocco Pompeo
Pasquale Pugliese
Piercarlo Racca
Flavia Rizzi
Matteo Soccio
Alberto Trevisan

(Approvata per acclamazione)