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Le news del Movimento Nonviolento

A fianco della CGIL, con la nonviolenza

Di fronte al riemergere dello squadrismo eversivo, che nel nostro paese è già stato conosciuto tragicamente negli anni ‘20 e negli anni ‘70 del secolo scorso, facendo da preludio alla dittatura fascista e alla strategia delle tensione, è necessario reagire con la nonviolenza attiva.

Tacere sarebbe connivenza. Condannare genericamente la violenza “di destra e di sinistra” sarebbe solo retorica. Serve invece una politica che non lasci spazio alcuno ai disvalori del fascismo: militarismo, menzogna, prevaricazione, privilegio, razzismo, dittatura, forza bruta. La cultura della nonviolenza è l’esatto contrario del fascismo: antimilitarismo, non menzogna, solidarietà, diritti, antirazzismo, democrazia, forza delle idee.

La devastazione, preannunciata e messa in atto, alla sede nazionale della Cgil, rappresenta un salto di qualità verso la barbarie dell’eversione nera. La Costituzione e la legislazione italiana vietano le organizzazioni con finalità antidemocratiche e che agiscono con metodi violenti. Lo scioglimento di Forza Nuova, e di ogni associazione a delinquere, è un provvedimento necessario, ma tardivo e non sufficente. Il vero antidoto è il sostegno alla nonviolenza politica e alla politica della nonviolenza.

Siamo al fianco della Cgil, idealmente e praticamente, riconoscendoci e lavorando insieme nella comune Rete italiana Pace e Disarmo. Pur nella diversità di ruoli e nella dialettica di un confronto, il Movimento Nonviolento è al fianco della Cgil nelle campagne del movimento per la pace.

La risposta del sindacato alla violenza fascista deve essere un ancora maggiore impegno per la difesa dei diritti dei lavoratori, per il diritto al lavoro, per tutti, senza discriminazione alcuna.

In attesa di capire bene quali siano state le dinamiche e le responsabilità di ciò che è accaduto a Roma il 9 ottobre, e come sia stato possibile l’assalto alla sede del più grande sindacato italiano, chiediamo al governo di garantire l’ordine pubblico e l’agibilità politica, senza limitare il diritto di manifestare pacificamente, come garantito dall’articolo 21 della Costituzione.

Per tutto questo parteciperemo alla manifestazione nazionale “Mai più fascismi” indetta dai sindacati per sabato 16 ottobre nella capitale.

MOVIMENTO NONVIOLENTO

Marcia Perugia-Assisi, 60 anni dopo Capitini

I 60 anni della prima Marcia storica di Aldo Capitini, da Perugia ad Assisi, vanno celebrati per conservare e trasmettere la memoria, e perché quella Marcia rappresentò una grande novità, fu a suo modo rivoluzionaria, uno spartiacque con un prima e un dopo (prima il pacifismo di partito, dopo il pacifismo nonviolento); quella Marcia diede anche un frutto fortemente voluto da Capitini stesso: la nascita del Movimento Nonviolento.

Una Marcia così non c’era mai stata in Italia. Processioni religiose sì, se ne vedevano tante, e anche cortei di partito, in tutte le regioni. Ma chiamare a raccolta gente di popolo, per camminare nelle campagne umbre con un obiettivo politico (lanciare l’idea del metodo nonviolento di lotta), era proprio una novità. Ci voleva uno come Aldo Capitini, pacifista nonviolento, libero religioso, per convocare la Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli del 24 settembre 1961.

In un momento internazionale difficile (costruzione del Muro di Berlino, avvio della crisi cubana, contrapposizione tra Patto di Varsavia e Nato con la minaccia di conflitto atomico) Capitini volle unire i filoni storici, laici e religiosi, del pacifismo socialista, comunista, cattolico, radicale, nel comune desiderio di pace per il mondo.

Il senso profondo di quella originale iniziativa fu espresso dallo stesso Capitini; bisognava che la Marcia: – partisse da un nucleo indipendente e pacifista integrale; – dovesse destare la consapevolezza della pace in pericolo nelle persone più periferiche e lontane dall’informazione e dalla politica; – fosse l’occasione per la presentazione e il “lancio” dell’idea del metodo nonviolento (da qui il richiamo alle due figure della nonviolenza, Francesco e Gandhi).

La Marcia, dapprima avversata dai partiti, fu un successo “dal basso”. Superò il vecchio pacifismo generico, che vacillò davanti alla prima e alla seconda guerra mondiale, e introdusse in Italia la nonviolenza come programma politico.

Per questo, anche se molti gli chiesero di ripetere l’iniziativa annualmente, Capitini rifiutò per evitare il rischio che la Marcia, e lo stesso ideale di Pace, divenissero ritualità e stanca ricorrenza.

Quando, qualche tempo dopo, disse “C’è stato chi ha detto che la Marcia Perugia-Assisi era così bella che è irripetibile. Ma come non correre il rischio di farne di meno belle se esse devono adempiere ad un compito così importante?” si riferiva alle Marce specifiche “contro la guerra” che lui stesso organizzò in alcune città (Roma, Bologna) e in molti centri della Toscana e dell’Umbria. Erano le iniziative locali messe in campo dalla Consulta italiana per la pace, guidata dallo stesso Capitini, che riuniva e collegava le principali associazioni pacifiste di allora, così come oggi fa la Rete italiana Pace e Disarmo. Fu in quell’occasione che Capitini scrisse “Una marcia non è fine a se stessa, produce onde che vanno lontano”, e in qualche modo quelle onde sono arrivate fino a noi.

Oggi marce e manifestazioni non sono più una novità. Hanno senso solo se legate ad un obiettivo preciso, ad una campagna in atto, a mobilitazioni specifiche. Celebrazioni rituali, retoriche, autoreferenziali, ripetitive, andrebbero fuori dal tracciato della nonviolenza attiva, innovativa, trasformativa, che ci è stata tramandata proprio dal pensiero capitiniano.

Un movimento per la pace che fosse fatto principalmente o esclusivamente di marce e petizioni per chiedere disarmo o condanna di certe aggressioni militari, non avrebbe grande credibilità, soprattutto se si limitasse ad invocazioni generiche di pace cui nessuno potrebbe dirsi contrario, ma dalle quali non deriva nessun effetto concreto. Sono convinto che oggi il settore R&S, ricerca e sviluppo della nonviolenza, debba fare grandi passi in avanti e non debba fermarsi alle ormai tradizionali risorse”. Sono parole di Alexander Langer, che scrisse per un congresso del Movimento Nonviolento, nelle quali ci riconosciamo pienamente e di cui vogliamo fare tesoro.

Per questo a noi sembra che il modo migliore per ricordare la Marcia del 1961, e ringraziare Aldo Capitini, sia quello di proseguire e rafforzare le Campagne nelle quali siamo impegnati, per la riduzione delle spese militari, per gli interventi civili di pace nei conflitti in corso, per la messa al bando delle armi nucleari, per l’istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta.

Movimento Nonviolento

www.azionenonviolenta.it 24 settembre 2021