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Le news del Movimento Nonviolento

Assemblea annuale dei soci del Movimento Nonviolento

E’ convocata l’annuale assemblea dei soci dell’Associazione di promozione sociale Movimento Nonviolento, per l’approvazione del bilancio consuntivo del 2014. L’Assemblea è convocata in prima convocazione sabato 14 marzo 2015 alle ore 15 e in seconda convocazione domenica 15 marzo alle ore 10,30. Il bilancio è depositato presso la sede nazionale di Verona.

5° riunione del Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento

Oggetto: Convocazione domenica 15 marzo 2015 a Verona (e sabato 14)

Cari amici,

è convocata la quinta riunione del Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento che si terrà a Verona domenica 15 marzo 2015, con inizio alle ore 10 e termine alle ore 16.

Il giorno precedente, sabato 14 marzo, dalle ore 15 alle ore 19, si terrà l’annuale riunione della Redazione di Azione nonviolenta (che coincide con il CdC, editore della rivista), per programmare l’annata 2015 del nostro bimestrale. La riunione è aperta alla partecipazione di tutti gli interessati.

Si ricorda a tutti gli eletti e ai rappresentanti dei gruppi locali l’importanza del Coordinamento, e si raccomanda la presenza.

Odg:

Approvazione verbale precedente

Bilancio consuntivo 2014

Rivista, siti

Campagna “Un’altra difesa è possibile”

Campagna tesseramento MN e abbonamenti An

Nostra partecipazione alle Reti

Servizio Civile al MN

Programmazione attività estive

Attività dei Centri

Varie ed eventuali

La riunione, come di consueto, si terrà alla Casa per la Nonviolenza. Chi desidera pernottare (tra sabato e domenica) è pregato di comunicarlo (e portarsi il sacco a pelo). Sabato sera, dopo la riunione di Redazione, è prevista una cena conviviale.

Il Presidente (Mao)

Verona, 12 febbraio 2015

La straordinaria attualità di Gandhi

Nel 67esimo anniversario della morte di Gandhi (30 gennaio 1948 – 2015), pubblichiamo questo intervento di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento.

Non aveva partecipato ai festeggiamenti per l’indipendenza indiana, dopo averla conquistata con il satyagraha (la forza della verità o nonviolenza), perché la separazione tra India e Pakistan era per lui una grande sconfitta. E’ stato assassinato da un giornalista indù, alla testa di un complotto, che non gli aveva perdonato la sua azione per la riconciliazione religiosa e la sua apertura ai musulmani. Gandhi, che era di religione indù, fu considerato dai fondamentalisti di entrambe le parti come un pericolo. Sono passati 67 anni, da quel 30 gennaio del 1948, e il fondamentalismo è ancora un pesante ostacolo per i processi di pacifica convivenza; il terrorismo internazionale si maschera dietro una religione per raggiungere l’obiettivo politico di destabilizzare e conquistare potere.

Dunque, non si può parlare di Gandhi senza riferirsi alla sua esperienza e alla sua definizione di religione: “E’ l’elemento permanente della natura umana; non ritiene nessun sacrificio troppo grave per trovare piene espressione e lascia l’anima totalmente inquieta fino a che non ha trovato se stessa, conosciuto il suo Creatore e sperimentato la vera corrispondenza fra il creatore e se stessa”. E poi prosegue: “Per me Dio è verità e amore; Dio è etica e morale; Dio è coraggio. Dio è la fonte della luce e della vita e tuttavia è di sopra e di là di tutto questo. Dio è coscienza. E’ perfino l’ateismo dell’ateo. Trascende la parola e la ragione. E’ un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua presenza personale. E’ incarnato per coloro che hanno bisogno del suo contatto. E’ la più pura essenza. E’, semplicemente, per coloro che hanno fede. E’ tutte le cose per tutti gli uomini. E’ in noi e tuttavia al di sopra e aldilà di noi…”.

Siamo in presenza di una religione aperta, libera, accogliente, amorevole, umana. La religione di Gandhi coincide con la ricerca della Verità, perché Dio stesso è Verità, e la Verità è Dio. In questo senso per Gandhi ogni problema che si pone, ogni questione che si deve affrontare, politica, sociale, economica, etica, collettiva o personale, è una sfida religiosa: “per me ciascuna attività, anche la più modesta, è guidata da quella che io considero la mia religione… la mia attività politica, come tutte le altre mie attività, procede dalla religione… perciò anche nella politica dobbiamo stabilire il regno dei cieli”. Tuttavia in Gandhi c’è posto anche per una piena laicità. Ha saputo essere, insieme, un grande religioso e una grande statista: “se fossi un dittatore, religione e Stato sarebbero separati. Credo ciecamente nella mia religione. Voglio morire per essa. Ma è una mia faccenda personale. Lo Stato non c’entra. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi del benessere temporale, dell’igiene, delle comunicazioni, delle relazioni con l’estero, della circolazione monetaria e così via, ma non della vostra o mia religione. Questa è affare personale di ciascuno”.

Forse non è un caso che Gandhi avesse una grande ammirazione proprio per due italiani, San Francesco d’Assisi (riformatore religioso) e Giuseppe Mazzini (riformatore laico).

Oggi nel mondo intero Gandhi è considerato il profeta della nonviolenza, ma il rischio è quello di farne un santo, un eroe, un simbolo, un mito. Gandhi, invece, nel corso di tutta la sua azione sociale e politica si è sempre sforzato di far capire che ciò che lui ha fatto poteva farlo chiunque altro, che “la verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne”. La novità emersa con Gandhi consiste nell’aver saputo trasformare le nonviolenza da fatto personale a fatto collettivo, da scelta di coscienza a strumento politico: con Gandhi la nonviolenza non è più solo un mezzo per salvarsi l’anima, ma diventa un modo per salvare la società. La nonviolenza è sempre esistita, presente in tutte le culture e in tutte le religioni, in oriente e in occidente, nei sacri testi della Bibbia e del Corano, della Bhagavad Gita e del Buddhismo. Ma è con Gandhi che la nonviolenza diventa un’arma di straordinaria potenza per liberare le masse oppresse. Il Mahatma ci ha fatto scoprire che la nonviolenza è insieme un fine ed un mezzo, che per abbracciare e farsi abbracciare dal satyagraha ci vuole fede, pazienza, sacrificio, dedizione, addestramento: “Il satyagrahi si allena giorno per giorno, in ogni istante della propria vita, per diventare capace di soffrire con gioia e apprendere la difficile arte del dono della vita. Egli agisce senza recriminazioni, con distacco, senza aspettarsi il risultato immediato delle proprie azioni e senza rivendicarne il merito. Non si stupisce della violenza che puo’ essergli inflitta, non agisce con rabbia e utilizza ogni occasione che gli si presenta per trasformare il male con il bene.”

Gandhi è stato un grande innovatore, è stato l’uomo che ha riscattato il ventesimo secolo che altrimenti sarebbe stato consegnato alla storia come un secolo buio, per gli orrori delle guerre mondiali e per l’olocausto nei campi di sterminio. Gandhi è la preziosa eredità per il nuovo secolo.

La lezione di Gandhi ha suscitato molti proselitismi, in ogni parte del mondo. Dagli Stati Uniti di Martin Luther King, al Sudafrica di Mandela, dalla Birmania di Aung San Suu Kyi, al Tibet del Dalai Lama, ed in Italia con Maria Montessori, Aldo Capitini, Danilo Dolci; in America Latina e in Europa, ovunque vi sono gruppi o popoli che lottano per i loro diritti ispirandosi alla forza attiva del satyagraha.

Se posso dirlo senza arroganza e con la dovuta umiltà, il mio messaggio e i miei metodi sono validi, nella loro essenza, per il mondo intero; ed è motivo di viva soddisfazione per me sapere che hanno già suscitato mirabile rispondenza nel cuore di un grande e sempre crescente numero di uomini e donne dell’Occidente”.

Oggi infatti non si può parlare di pacifismo senza fare i conti con la nonviolenza gandhiana. La mobilitazione contro la guerra e il terrorismo (la guerra è terrorismo su vasta scala, e il terrorismo è una guerra contro la società) è coerente e vincente solo se fatta con i mezzi della nonviolenza. “La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”. Gandhi condanna il ricorso alla violenza, senza appello, e ci indica anche il metodo giusto alternativo: “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”. Dunque la nonviolenza di Gandhi è soprattutto prassi, azione, sperimentazione. Tutta la sua vita è spesa in questa ricerca, tanto da intitolare la sua autobiografia “Storia dei miei esperimenti con la verità”.

Il mondo è solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialità della nonviolenza, la sola via che può salvare l’umanità.

Matite temperate e fucili spezzati

Il comunicato stampa del Movimento Nonviolento sui fatti di Parigi. La condanna della strage nella redazione di Charlie Hebdo e le proposte della nonviolenza per vincere il terrorismo.

Hanno voluto spezzare le matite. L’hanno fatto con i kalashnikov.

 

Sono così deboli che hanno avuto paura di un disegno, così vigliacchi, che hanno avuto bisogno di coprirsi il volto. La reazione della Francia e del mondo civile è stata immediata, spontanea. Migliaia di matite sono state innalzate nelle piazze. Nel giorno dell’orrore, questa simbologia ci sembra la più significativa: matite contro kalashnikov, cultura contro morte, nonviolenza contro barbarie.

E’ stato un attacco terroristico o un atto di guerra? L’uno e l’altro insieme poiché guerre‬ e ‪terrorismo‬ si alimentano reciprocamente, anzi sono la stessa cosa: la guerra è terrorismo su larga scala, e il terrorismo è un atto di guerra contro l’umanità.

E’ stata un’azione militare, con addestramento militare, freddezza militare, strumenti militari.

Forse ora si capirà che l’impegno antimilitarista è quanto mai attuale. E’ necessario spezzare tutti i fucili: i loro kalashnikov e le “nostre” bombe che insanguinano la Siria, la Libia, l’Iraq e molti altri Paesi del mondo.

 

Stiamo dalla parte delle vittime, che oggi sono giornalisti e poliziotti. Ma sono anche i civili dei Paesi dove è stata esportata la “guerra al terrorismo”, che invece il terrorismo sta alimentando.

Contro la spirale guerra/terrorismo/guerra/terrorismo la ‪nonviolenza‬ è l’unica risposta efficace.

La nostra “Carta” dice che il Movimento Nonviolentoopera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell’uccisione e della lesione fisica, dell’odio e della menzogna, dell’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica”.

E dunque oggi più che mai è tempo di opporsi all’oscurantismo con la satira, al fondamentalismo con la dissacrazione, ai proiettili con i libri, alle bombe con l’informazione, all’orrore con la bellezza, all’ignoranza con la cultura, alla bestialità con l’umanità, al clericalismo con l’ironia, e i protagonisti principali di questa opposizione nonviolenta sono i giornalisti, gli insegnanti, gli studenti, gli scrittori, i registi, i musicisti e gli artisti, donne e uomini.

Ora è il momento del lutto, perchè ancora una volta sono state uccise delle persone utilizzate come simboli. Da domani sarà il momento dell’intelligenza e dell’apertura per non cadere nella trappola della violenza e per costruire una civiltà della convivenza.

Da parte nostra la risposta costruttiva a questa ennesimo orrore non può che essere il rinnovato impegno per rafforzare il Movimento Nonviolento e il lavoro culturale della rivista cartacea e in rete Azione nonviolenta. Le nostre matite contro i loro fucili.

Movimento Nonviolento

 

8 gennaio 2015