Pietro Pinna, ricordato come il primo obiettore di coscienza “politico” italiano, ha speso la sua vita per la costruzione della nonviolenza organizzata nel nostro Paese.
Dopo gli anni di carcere militare a cui fu sottoposto per il suo rifiuto del servizio militare obbligatorio, si impegnò attivamente per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza.
Dopo la prima Marcia Perugia-Assisi divenne il più stretto collaboratote di Aldo Capitini, con il quale fondò nel 1962 il Movimento Nonviolento, assumendone la guida, e nel 1964 la rivista Azione nonviolenta, della quale è stato fino ad oggi direttore responsabile.
Pietro Pinna – Piero, per tutti – ha avuto sempre chiaro che non si può sconfiggere la guerra senza eliminarne lo strumento che la rende possibile, gli eserciti.
E in questo impegno per la nonviolenza specifica – fatto di disobbedienze civili, marce antimilitariste, azioni dirette nonviolente per il disarmo unilaterale – ha speso ogni momento del la sua esistenza, coerente e rigoroso soprattutto con se stesso, sempre aperto all’incontro con l’ altro nella tensione e familiarità della ricerca della verità.
Oggi, i giovani, che tanto a cuore stavano a Piero, che si affacciano all’esperienza del servizio civile, sanno – o dovrebbero sapere – che la loro esperienza di difesa civile non armata e nonviolenta è possibile soprattutto grazie all’impegno di una vita di Pietro Pinna.
Ciao Piero.
Il Movimento Nonviolento